... vedano l’ora di depositare il bagaglio e di fare un bel giro in città. No, quella concitazione, quell’affrettarsi e arrestarsi di colpo, per poi ripartire a passo deciso, non sono dettati dalla fretta o dall’eccitazione, ma dalla disperazione.
Quei turisti non se lo ricordano nemmeno più, se sono arrivati o stanno partendo. Si sono persi!
Avete ragione. Se una cosa succede a me, non necessariamente deve succedere a tutti. Io a Venezia mi sono perso più di una volta e, nonostante frequenti la città da più di 10 anni, continuo a perdermi senza ritegno. Ma ammettetelo: orientarsi tra calli, campi, rii, sestieri, rive e chi più ne ha più ne metta, non è facile, nemmeno se avete l’indirizzo del luogo in cui vi dovete recare. Gli indirizzi, a Venezia, sono quanto di più vago possa esistere. Peggio ancora se, per “aiutarvi”, all’indirizzo è stata aggiunta qualche indicazione di riferimento. Spesso è una sfida persino per il Gps dello smartphone (provare per credere). Esempio: il vostro hotel si trova in “Castello 3598, vicino al rio terà Battaglin”. A parte che Battaglin me lo sono inventato, ma come faccio a orientarmi, se non ho idea di che cosa sia un rio terà? Ma soprattutto, Castello cos’è? È una via, oppure una piazza? Certo che no, altrimenti sarebbe troppo facile. Castello è un sestiere. E un sestiere cos’è? Eh, quante domande! La città, in quanto a bellezza, non ha uguali al mondo. Chiunque sia stato a Venezia lo sa, non c’è nulla, o quasi, che somigli a quello che si può trovare in qualunque altra città che ha quartieri, vie, viali e piazze. Certo, è il bello di Venezia, ma per chi viene da fuori, soprattutto per gli stranieri, può essere un problema. Insomma, per muoversi a Venezia non basta una guida, ci vogliono le istruzioni per l’uso. Eccole dunque! Probabilmente continuerete a non avere idea di dove vi trovate, ma almeno saprete che vi siete persi all’angolo di un rio terà.
Isole e ponti
Venezia è un’isola composta di 416 isole collegate tra loro da 436 ponti, ponte più ponte meno. Quattro fra questi, che poi sono gli unici che si conoscono per nome, collegano le due sponde del Canal Grande, che divide in due la città. Partendo dalla stazione ferroviaria, il primo ponte che incontriamo è il Ponte della Costituzione, inaugurato nel 2008, detto anche Ponte di Calatrava, dal nome dell’architetto spagnolo naturalizzato svizzero che lo ha progettato, Santiago Calatrava. Il secondo è il Ponte degli Scalzi o Ponte della Stazione, che si trova — indovinate un po’? — davanti alla stazione ferroviaria. Poi c’è il ponte più conosciuto di tutti, il Ponte di Rialto, infine il Ponte dell’Accademia, che ha la particolarità di essere in ferro e legno. Un altro ponte famoso è il bellissimo Ponte dei Sospiri. Eh no, cari i miei romanticoni, i “sospiri” non sono d’amore. Il ponte collega infatti il Palazzo Ducale alle Prigioni Nuove ea sospirare mentre lo attraversavano erano i condannati a morte, al pensiero del loro triste destino. Così almeno vuole la leggenda.
I sestieri
Venezia ha una toponomastica tutta sua. Invece che in quartieri, come le altre città, è divisa in sestieri. I sestieri, come dice il nome, sono sei, tre per ogni sponda del Canal Grande. Da una parte Cannaregio, San Marco e Castello, dall’altra Dorsoduro, San Polo e Santa Croce. I nomi dei sestieri, da soli, non vi dicono niente? Proviamo a fare qualche associazione. Cannaregio è il sestiere in cui si trova il Ghetto di Venezia. Castello è il sestiere dove si trovano l’Arsenale ei Giardini di Venezia, i luoghi in cui ogni due anni si svolge la famosa Biennale d’Arte. A San Marco si trova… sì, Piazza San Marco. A Dorsoduro trovate il mitico Museo Guggenheim. Il porto di Venezia si trova a Santa Croce, mentre San Polo è il sestiere in cui si trova la Scuola Grande di San Rocco, dove si possono ammirare i capolavori di Tintoretto.
Rii e canali
Venezia si può percorrere in due modi: a piedi o sull’acqua. Per quanto riguarda le vie d’acqua, ce ne sono di due tipi: il canale e il rio. Venezia ha soltanto due canali. Uno è il famoso Canal Grande, che divide praticamente in due la città; l’altro è il Canale della Giudecca, che separa Venezia dall’isola della Giudecca. Tutte le altre vie d’acqua si chiamano rii.
A Venezia non ci sono strade…
A Venezia non ci sono strade, o meglio, una c’è, una sola, e si chiama Strada Nova. E non ci sono nemmeno vie, o meglio, ce n’è soltanto una: Via Garibaldi, nel sestiere di Castello. Naturalmente non ci sono piazze… bravi, a parte una: Piazza San Marco. E quindi? Quindi la prima regola per orientarsi in città è familiarizzare con la toponomastica veneziana, a cominciare dai nizioleti. A Venezia, infatti, non ci sono cartelli stradali. Il nome del luogo in cui ci si trova è direttamente dipinto sul muro, in genere in nero su sfondo bianco. I veneziani li chiamano nizioleti, un termine dialettale che significa “piccoli lenzuoli”. A proposito, i nomi delle vie, a Venezia, sono per la maggior parte scritti in dialetto. Se in tutte le altre città le strade e le piazze sono dedicate a personaggi illustri, a luoghi o eventi di rilevanza storica, a Venezia la toponomastica è, per così dire, un po’ più pop. Il nome scritto sul nizioleto di una calle o di una salizada [vedi sotto] possono riferirsi all’uso cui era destinato il luogo, come nel caso di Riva del Carbon; al mestiere che svolgeva chi vi abitava, come in Calle dei Fabbri; a fatti che avvenivano in quel luogo, come il Ponte dei Pugni, dove nel Medioevo si affrontavano, a suon di cazzotti, i Castellani ei Nicolotti, le due fazioni in cui era divisa la città. Ci sono nizioleti romantici, come quello di Calle amor dei amici; oppure inquietanti, come quello di Rio terà dei Assassini; ammiccanti, come quello della Fondamenta Tetta, o moraleggianti, come quello della Fondamenta di Donna Onesta. Fatta questa necessaria premessa, possiamo elencare i principali termini della toponomastica veneziana.
La calle: A Venezia si chiamano calli tutte le vie percorribili a piedi. Come in spagnolo, certo (siete perspicaci!), ma il termine non deriva dalla lingua di Cervantes, bensì dal latino callis, cioè “via, sentiero, viottolo”. Le calli possono essere “lunghe”, “larghe” o “strette”.
Il ramo: è una via laterale della calle, solitamente senza uscita.
La ruga: è una strada di solito dritta e comoda, con edifici e botteghe da ambo i lati. Il nome deriva dal francese rue.
La salizada: è la via “pavimentata” di Venezia, che un tempo era la più importante. Le normali calli, tradizionalmente, erano in mattoni di cotto disposti a spina di pesce, mentre le salizade erano ricoperte dai cosiddetti masegni, le classiche pietre in selciato grigio. Il rio terà: è un vicolo che un tempo era un rio [vedi sopra “Rii e canali”], ma poi è stato interrato.
Il sotoportego: è un piccolo tunnel ad arco che, attraverso un edificio, collega due calli.
Il campo: è quello che in qualunque altra città si chiamerebbe piazza. Ma c’è una ragione per cui a Venezia il campo si chiama così. Prima di essere pavimentati, quegli spazi erano veri e propri campi coltivati che facevano riferimento a una parrocchia. Ecco perché la maggior parte dei campi porta il nome di un santo, come Campo San Polo o Campo Santa Margherita. La versione ridotta di un campo è il campiello, ovvero la piazzetta.
La fondamenta: è la calle che costeggia un rio o un canale [vedi sopra “Rii e canali”]. Di solito è munita di attracchi per le imbarcazioni. Per esempio: per trovare la casa di Tintoretto, bisogna percorrere Fondamenta dei Mori, che costeggia il Rio della Sensa. Affacciate sul canale della Giudecca c’è la Fondamenta delle Zattere. La riva: le rive sono quelle fondamenta che costeggiano il Canal Grande o il Bacino di San Marco, come la monumentale Riva degli Schiavoni.
I numeri civici
Ah, benedetti austriaci! Se Venezia ha questo delirante sistema di numerazione è perché, dopo il Trattato di Campoformio (1797), con cui la città viene ceduta da Napoleone all’Impero asburgico, a Venezia viene introdotto il vecchio sistema di numerazione austriaco, la cosiddetta numerazione civica “teresiana”. In pratica, i numeri civici a Venezia non sono assegnati alle vie (calli, salizade, fondamenta…), ma ai sestieri. A prescindere dal lato della strada in cui si trova, partendo da un punto di particolare interesse del sestiere, si assegna a ogni edificio un numero progressivo.
Iniziando dal numero 1, si prosegue in modo circolare fino al confine del sestiere, per poi, se necessario, tornare indietro. Questo fa sì che, per esempio il numero 1 del sestiere di San Marco si trovi a due passi dal numero 5562, che è l’ultimo. Voi vi chiederete: e come facciamo a sapere che quello è proprio l’ultimo numero civico del sestiere? Semplice (e qui si vede tutto il senso pratico dei veneziani): è scritto sul nizioleto! Nel nostro caso: “5562 Ultimo numero del sestier de S. Marco”. L’unico modo di districarsi è, oltre all’indirizzo, farsi dare informazioni aggiuntive: il nome di una calle, di un palazzo, di un ponte o di un rio. Facciamo una prova? Prendete nota: “San Polo 1045, all’angolo tra Calle dell’Ogio o de la Rugheta e Rio Terà San Silvestro”. Cosa c’è? Provate a scoprirlo da soli la prossima volta che andate a Venezia e magari fatemi sapere com’è andata.