... per grandezza, ma conta ufficialmente un solo residente. Dal 1885 al 1997 è stata utilizzata come colonia penale e riaperta alle visite solo nel 2000, due anni prima dell’istituzione del Parco nazionale e dell’Area marina protetta. Durante quel lungo periodo di isolamento, l’isola si è guadagnata la fama di Caienna d’Italia.
UNA STORIA MOVIMENTATA
Fra gli enigmi della sua storia c’è quello legato al nome attribuitole dai Greci:Herculis insula , “isola di Ercole”, dovuto forse alla devozione per l’eroe al tempo in cui, come narra una leggenda, accetta di essere incoronato re dei Sardi. Dell’ipotizzata esistenza di un tempio dedicato al suo culto non è stata trovata però alcuna traccia, almeno finora. Di certo vi sono ledomus de janas in località Campu Perdu, risalenti al IV millennio a.C., e il bronzetto di un “bue stante” del successivo periodo nuragico. Sull’isola approdano poi Fenici e Greci, mentre i Romani fondano alcuni insediamenti in stretta connessione con la ricca colonia diTurris Libisonis (oggi Porto Torres). Nel Medioevo sbarcano i monaci camaldolesi e fondano un monastero, mentre sulle alture viene costruita la fortezza Castellaccio, a guardia del mare. Nelle sue acque, navi della Repubblica di Genova combattono nel 1408 contro quelle d’Aragona per il controllo della Sardegna. Poi, durante il successivo dominio spagnolo, l’Asinara viene quasi dimenticata, divenendo grazie alle profonde insenature costiere ricovero di flottiglie corsare e base del temuto Khayr al-Dīn Barbarossa, ammiraglio della flotta ottomana. Una storia travagliata, che Giovanni Manca, quarantenne di Porto Torres e guida appassionata del Parco nazionale, racconta ai visitatori durante le escursioni organizzate.
E GLI ASINELLI?
“Ci sono altri nomi nelle carte antiche: Sinnara, Axinara, Azanara, Linagra, Sinarea, Sinarca, Zanara, Asmara, Sinuaria, e infine il nome attuale, consolidatosi alla fine del XVI secolo”, spiega Giovanni. Sarà per i tanti asinelli che circolano nell’isola? “Probabile – risponde la nostra guida –, perché già nel 1154 il geografo arabo Muhammad al-Idrisi la chiamavagazirat ‘umm’ alhimar , “isola madre degli asini”. Incontrare i simpatici quadrupedi non è tanto difficile: alcuni galoppano nella macchia profumata delle alture, selvatici e inavvicinabili, altri sono quasi addomesticati e pascolano tranquilli sui declivi erbosi vicino al mare. Quelli albini, diventati simbolo dell’isola, sono poco più di un centinaio, forse arrivati dall’Egitto nell’Ottocento, o forse autoctoni. “Questa non è più l’isola raccontata dalle guardie carcerarie e dagli ex detenuti”, puntualizza Giovanni. “La natura, in questi 22 anni, ha riguadagnato i suoi spazi e il ciclo biologico non è più alterato dalle coltivazioni e dall’allevamento. Pecore e vacche sono state trasferite, la riproduzione di cavalli allo stato brado è ripresa e anche l’ingresso di cani e gatti è stato regolamentato”.
In basso: i famosi asini dell’isola.A destra: vista panoramica della Spiaggia della Pelosa, in primo piano, con la Torre dell’isola Piana e l’isola dell’Asinara sullo sfondo.Sotto: escursione verso il Faro di Punta Scorno.
In alto: Cala d’Oliva, l’unico centro abitato dell’isola dell’Asinara.
NATURA INCONTAMINATA
Oggi è un paradiso per escursionisti, ornitologi, naturalisti e per chi cerca spiagge bianche e mare cristallino. Scabra e flagellata dai flutti, la costiera occidentale, relitto magmatico di lontane eruzioni, si apre in rare e inospitali baie di pietra. A oriente invece, sabbie candide e acque turchesi colorano il litorale e offrono la quintessenza dell’estasi mediterranea in un magnetico turbinio. ACala Sant’Andrea la sabbia è bianchissima e morbida e l’acqua del mare cambia colore durante il giorno passando dal verde smeraldo all’azzurro e al blu. La cala è contornata da uno stagno e da macchia profumata all’interno della zona di tutela integrale, dove si accede solo con visite guidate organizzate dall’ente che gestisce il Parco. Il fiordo diCala Sgombro di dentro , con il suo arcipelago in miniatura fatto di rocce che affiorano dall’acqua, in mezzo a intense tonalità di verde e blu, si insinua nel punto più stretto dell’isola, di soli 290 metri;Cala Sabina è una cartolina dall’Eden, da dove Robinson Crusoe non avrebbe mai voluto ripartire. È l’unica spiaggia dell’area protetta dove è possibile fare il bagno e ha un mare trasparente ricco di pesci e piante, ideale per chi ama fare snorkeling; sormontata da una torre aragonese risalente al 1660,Cala d’Arena , nel nord estremo, galleggia fra la realtà e i sogni: intoccabile, irraggiungibile, si può accarezzare solo con lo sguardo perché anch’essa si trova nell’area di tutela integrale. Un tempo era il rifugio della foca monaca e la tartaruga Caretta Caretta veniva a deporre qui le sue uova. SuPunta Scorno vigila uno dei fari più antichi d’Italia e daPunta della Scomunica che, a 408 metri sul livello del mare, è il punto più alto dell’isola, si abbracciano con lo sguardo, oltre al perimetro isolano, la Gallura e i monti della Corsica. Granito e scisto marcano il panorama e Giovanni, la nostra solerte guida, ci informa: “Il micascisto presente in quantità sull’isola è dello stesso tipo utilizzato dall’industria automobilistica per ottenere l’effetto cangiante nella cromatura delle auto”.
LE SPIAGGE LIBERE
Accanto a queste meraviglie intoccabili, ci sono piccole spiagge libere dove la balneazione non è vietata. Laspiaggia dello Spalmatore , ad esempio, offre una panoramica sullo stretto di Fornelli e non è raro incontrare cavalli o asini albini in libertà, ma fate attenzione perché è vietato toccarli e dar loro da mangiare.Cala Trabuccato è una lunga spiaggia con sabbia chiara, mare color smeraldo e fondale basso e sabbioso, dove vivono molluschi rari come il bivalbePinna nobilis , il più grande del Mediterraneo. C’è ancora laspiaggia Sa Murighessa , chiamata anche “dei Detenuti”, una piccola insenatura sotto la torre spagnola di Cala Oliva, dove il mare ha colori intensissimi. E non va dimenticata la piccolaspiaggetta dell’Ossario , circondata dalla macchia mediterranea e alle cui spalle si trova un cubo di cemento segnato da una grande croce: è l’Ossario austro-ungarico, eretto nel 1936 per commemorare i 7.048 prigionieri dell’esercito imperial-regio morti di colera e di altre malattie durante un periodo di quarantena trascorso sull’isola che, agli inizi del Novecento veniva utilizzata anche come lazzaretto.
La Torre di Cala d’Oliva (XVII secolo), nella omonima località, sulla costa orientale dell’isola.
IL VECCHIO CARCERE
La visita prosegue, e il fuoristrada intanto si avventura fra gli ondulati rilievi diTumbarino , dove negli edifici di un’ex diramazione carceraria si trova oggi l’Osservatorio faunistico e ornitologico del parco (maggio-settembre, tutti i giorni 10- 13, 15-16 ). Il carcere ha segnato la storia di quest’isola, che adesso è un paradiso ma fu un inferno per coloro che, nel secolo scorso, ebbero la sventura di dovervi sbarcare per forza. Come non pensarlo, dinanzi al portone azzurro e alle mura imbiancate a calce del vecchio carcere di Fornelli, il primo realizzato nella colonia penale agricola alla fine dell’Ottocento? Rafforzato da cemento armato e cinto da filo spinato, negli anni Settanta fu trasformato in carcere di massima sicurezza, luogo di detenzione per fuorilegge comuni, terroristi e mafiosi di rango. Le dure condizioni di vita nel carcere contribuirono a far crescere la fama sinistra dell’isola. “Lager di stato. Monumento alla paura. Dove i detenuti e anche le guardie vi sono tenute in condizioni subumane”. Lo descrivevano così, i giornali dell’epoca. Vi scoppiarono proteste e insurrezioni, la più famosa nell’ottobre del 1979, nota come “rivolta delle caffettiere”, perché come ordigni esplosivi furono usate le macchinette da caffè. Il progetto era quello di devastare il bunker e chiedere il trasferimento in altri penitenziari. La violenta protesta fallì, ma il caso sollevò numerosi interrogativi sui metodi adottati dalla direzione carceraria. Giovanni racconta che “evadere era considerato impossibile. Molti ci provarono senza successo. Qualcuno limò per settimane le sbarre della sua cella, altri tentarono con un buco nel tetto o arrampicandosi sulla grondaia. Ci fu anche chi, come al cinema, sistemò un fantoccio nel letto per dissimulare la fuga. Fino a quando l’impresa riuscì nel 1986 al bandito sardo Matteo Boe: tramortita una guardia, raggiunse la costa, dove l’attendevano alcuni complici con un gommone. Fu riacciuffato in Corsica dopo sei anni di latitanza”. Attualmente l’ex carcere si può vedere solo dall’esterno, chiuso alle visite a causa delle precarie condizioni, ma è al centro di un progetto di riqualificazione al quale partecipa anche il Politecnico di Milano. L’obiettivo è il suo rilancio culturale e l’inserimento in un percorso storico e naturalistico che tenga conto della sua importanza nella storia recente.
Due servizi del vecchio carcere.
UN TEMPO SOSPESO
ACala Reale , l’Osservatorio del mare permette ai visitatori di avvicinarsi al mondo marino ed è punto di riferimento per il recupero, la cura e il monitoraggio delle specie minacciate, dalle tartarughe ai cetacei (maggio-settembre, tutti i giorni 10-13, 15-16 ). Gli edifici diroccati della vecchia tonnara ricordano la comunità sardo-ligure di pescatori che risiedeva all’Asinara prima del 1885: circa 500 persone che abitavano a Cala d’Oliva, un villaggio di case imbiancate e stradine strette popolato nel Novecento dalle guardie carcerarie e dalle loro famiglie. Dopo aver lasciato l’isola, andarono a fondare il borgo di Stintino, sulla vicina costa della Sardegna. L’Asinara vive ora in un tempo sospeso, fra la memoria intessuta di drammatici eventi e un futuro tutto da immaginare. “Mi piace la solitudine, ma a volte la odio”, dice lo scultore Enrico Mereu, l’unico residente dell’isola. “Si sente il bisogno di una comunità vitale, in grado di rinnovare l’equilibrio fra l’uomo e l’ambiente”. Nell’attesa Enrico, arrivato nel 1980 per fare la guardia carceraria, ha deciso di rimanere anche dopo la chiusura del penitenziario, per celebrare con la sua arte tutta la bellezza e il mistero di quest’isola.
COME ARRIVARE
In traghetto da Porto Torres a Cala Reale, tre volte alla settimana dal 1° ottobre al 30 aprile; tutti i giorni dal 1° maggio al 30 settembre (www.delcomar.it ). Da Stintino all’Asinara il servizio viene effettuato da numerose compagnie private oppure con taxi boat.
COME MUOVERSI
L’isola si può percorrere a piedi, in bicicletta, a cavallo, in fuoristrada [Geländewagen ], con il trenino turistico o in barca [Boot ]. È consigliabile rivolgersi a uno degli operatori [Anbieter ] autorizzati consultando il sito del Parco nazionale (www.parcoasinara.org ).
DORMIRE E MANGIARE
Sull’isola sono attivi un paio di semplici ristoranti, un ostello (www.sognasinara.it ), e un piccolo chiosco al molo [Hafenmole ] di Fornelli. Per visite guidatewww.asinaratour.it.